"Nel Paese complicato torna il geometra"

Corriere della Sera 13 novembre 2015

Sul Corriere della Sera di venerdì 13 novembre 2015: 

"NEL PAESE COMPLICATO TORNA IL GEOMETRA"

Indispensabile per interpretare norme e muoversi nella
burocrazia: 
un lavoro in ascesa.

di DARIO DI VICO

dal Corriere della Sera di venerdì 13 novembre
2015

Nel Paese complicato torna il geometra

Indispensabile per interpretare norme
e muoversi nella burocrazia: un lavoro in ascesa

Saranno i geometri a salvare
l’Italia? I diretti interessati giurano che per affrontare i suoi mali
endemici, a partire dal dissesto idrogeologico, il Paese ha bisogno di quello
che una volta veniva definito «il geometra condotto», un factotum che sapeva di
tutto. Magari non aveva una grande cultura generale ma era amato dal ceto medio
che considerava l’architetto una spesa per soli ricchi . 

Il
tempo è passato ma il geometra nell’Italia della
 modernizzazione incompiuta è una sorta di corpo intermedio,
filtra le politiche che vengono dall’alto e le cuce con le famiglie, soffre la
burocrazia però ha clienti proprio perché il processo amministrativo è
complicato. Del resto in ogni paesino c’è un geometra, persino nell’isola di
Favignana ce ne sono tre e si occupano delle piccole pratiche edilizie,
dell’esame dei locali per aprire un estetista e persino dei lavori al cimitero. 
I geometri liberi professionisti sono quasi 108 mila, quasi tutti a partita
Iva, nel 2000 erano solo 90 mila. Le donne sono in larghissima minoranza stanno
sotto il 10% e arrivano solo al 16% tra gli studenti. Le classi di età sono ben
distribuite con un picco tra i 40 e i 49 anni con circa 10 mila professionisti
sotto i 30 anni. 
A differenza di architetti e ingegneri i geometri crescono a un ritmo proporzionato,
non c’è mai stato un boom bensì un flusso costante. Grazie a questa
programmazione spontanea non si può dire oggi che ci sia un disoccupato e gli
iscritti all’ultimo esame di abilitazione erano circa 6.500. «Non siamo una professione
alla moda come sono diventati anche gli chef - commenta Maurizio Savoncelli,
presidente del Consiglio nazionale geometri - ma sappiamo farci trovare sempre
pronti. Esce una norma nuova? Il geometra è già pronto a interpretarla». Così
specie nei piccoli Comuni le loro competenze sono tanto ricercate e sono ben
1.500 i geometri che fanno gli assessori o i consiglieri comunali. Aggiunge
Fausto Amadesi, presidente della Cassa di previdenza della categoria: «Siamo in
rapporto quotidiano con i cittadini. Catasto, monitoraggio dell’ambiente,
strade interpoderali, piccole infrastrutture, tutto passa da noi. E i tribunali
si rivolgono a miei colleghi come consulenti». 

Se ne volessimo trarre una morale potremmo dire che l’attualità
del geometra dimostra come nonostante tutte le promesse sulla semplificazione della
pubblica amministrazione la burocrazia negli anni sia aumentata e abbia bisogno
di un cuscinetto tra lo Stato e le famiglie. 
Se i geometri sono insediatissimi nella società la Grande Crisi non li ha di
certo risparmiati. La loro filiera di riferimento, quella del mattone, è stata terremotata.
Non si costruisce più, l’industria del riuso stenta a partire e persino
intercettare il lavoro è diventato difficile. Senza i grandi cantieri che erano
la «piazza» della professione il business si è polverizzato, il rischio di
dumping si avverte e si vive di passaparola. Per passare la nottata anche i
piccoli studi di geometri si sono trasformati, hanno tagliato persino la segretaria
e si sono salvati grazie alla tecnologia che ha abbassato i costi di ingresso. 
Un giovane può aprire uno studio con un investimento iniziale da 10 mila euro e
se una volta, per misurare le distanze servivano complesse strumentazioni
elettro-ottiche, oggi basta un laser che costa 1.500 euro. Risultato: i costi
si sono abbattuti da 10 a 1 ma per la crisi i redditi sono calati al livello
del 2006 tanto che un terzo dei geometri ha un volume d’affari sotto i 20 mila
euro. Racconta Davide Viganò, geometra a Triuggio in Brianza, da 45 anni nella
professione: «La nostra è una professione polivalente e quando è mancato il
flusso dell’edilizia ne abbiamo presi degli altri dimostrando una grande
capacità di adattamento. Facciamo stime per le banche, dichiarazioni di
successione e soprattutto ci scontriamo con la burocrazia. L’80% del tempo se
ne va così, la componente tecnica è il 20%». Per i giovani geometri però
cambierà tutto. «Non ci sarà più la polivalenza. Il mestiere con gli stivali,
il regolo calcolatore, la matita e le tavole logaritmiche andrà a scemare.
Bisognerà che si specializzino e scelgano un segmento». 

Già oggi però il vertice della
piramide professionale ha abbandonato la polivalenza e preso la strada dello
studio associato. Casi come quello di Luciano Facelli, 54 anni, torinese che
proprio in virtù della specializzazione è riuscito a entrare con il suo studio
nelle filiere di fornitura delle grandi imprese. «Sono appena tornato da
Copenaghen dove su incarico dell’Ansaldo ha lavorato come topografo». 
In questa situazione i geometri ce l’hanno con la riforma Gelmini che ha tolto
la parola stessa della professione dal sistema scolastico. Non ci sono più gli istituti
tecnici per geometri ma esce fuori un diplomato tecnico per costruzioni,
ambiente e territorio. «Hanno eliminato diritto dalle materie di studio e
impoverito i programmi» denuncia Savoncelli. È una ferita che non si è rimarginata
tanto che ora i geometri spingono perché venga ridisegnato il percorso di studi
per recuperare credibilità presso le famiglie. 

Vogliono anche una laurea triennale
specialistica e il ministro Giannini sembra che abbia dato loro ragione. «La
laurea breve è in linea con gli orientamenti europei e un giorno garantirà ai
giovani di potersi spostare». Per ora la professione, grazie all’alto tasso di
burocrazia del nostro sistema, non teme invasioni dalle frontiere. Non c’è il
geometra polacco alla frontiera. Ma le commesse più interessanti, quelle dai
100 mila euro in su, vanno a gara europea e se le disputano i grandi studi
italiani e non. Per oltrepassare il tunnel della crisi non basta la scuola, ci
vogliono scelte a breve. 
Croce e delizia del geometra è il rapporto con la pubblica amministrazione,
ogni Comune ha un regolamento edilizia diverso e il sistema è spezzettato. In
più gli enti locali spesso non hanno più le competenze interne, i vecchi uffici
tecnici che erano un presidio di sapere del territorio non ci sono più. Il
sogno dei geometri è quello che lo Stato riconosca loro un ruolo sussidiario
sia per alcune procedure autorizzative sia per le autocertificazioni.
Nell’attesa che lo Stato accetti di dimagrire uno sbocco occupazionale
immediato è rappresentato dai condomini. La riforma del 2014 accresce il ruolo
dell’amministratore che avrà competenze di carattere fiscale e dovrà formarsi.
Oggi la metà degli oltre 40 mila amministratori professionali è geometra già
oggi ma Savoncelli è convinto che si possa fare di più e già intravede almeno
10 mila occasioni di lavoro per i suoi.